Terza tappa per ColorAid, il progetto di
edilizia etica che attraverso il colore unisce le aziende del settore edile nel
nome della solidarietà e che quest’anno ha riqualificato il Centro Diurno
Disabili di via Cherasco a Milano. Ne parliamo con Vieri Barsotti, amministratore
delegato di Contexto, l’agenzia milanese di editoria e comunicazione che ha inventato ColorAid.
A cura di Claudia Notargiacomo
Buongiorno
Vieri, ti chiedo come prima cosa di spiegare come nasce ColorAid…
V.B.
Innanzitutto una premessa. La nostra agenzia ha una fortissima specializzazione
nel mondo delle pitture per la casa: siamo editori di una rivista -Colore &
Hobby- che da cinquant’anni informa mensilmente tutte le persone che lavorano
nel settore e da due anni abbiamo lanciato una web radio -Radio Colore- per
accompagnare con musica e informazioni dedicate chiunque sia interessato alla
pittura e al colore. Inoltre, organizziamo una serie di attività per promuovere
e diffondere il valore del colore.
ColorAid
è una di queste ed ha una forte vocazione sociale, infatti si rivolge al Terzo
Settore e nasce dal presupposto che un ambiente riqualificato e colorato possa
contribuire a migliorare il benessere psicologico delle persone che lo abitano.
Molte strutture del Terzo Settore impegnano tutti i loro soldi per le prime
necessità dei loro ospiti che hanno quasi sempre disagi gravi, si occupano di
ospitarli, curarli, vestirli, sfamarli e, quando possono, istruirli e
orientarli al reinserimento nella società e nella vita normale. Ovvio che
pitturare le pareti non sia una priorità, ma è proprio qui che interveniamo
noi.
Come
funziona esattamente il progetto?
V.B.
ColorAid realizza interventi di riqualificazione cromatica e per questo prevede
il piccolo contributo di tante aziende, alle quali chiediamo di fornire
materiali, manodopera specializzata quando occorre e un contributo minimo per pagare
i costi generali del cantiere, la manodopera generica che serve per realizzare
i lavori e acquistare i materiali che
non recuperiamo dalla partecipazione diretta delle aziende. È incredibile
quanta disponibilità abbiamo incontrato, molte aziende non riuscirebbero ad
organizzare da sole interventi di questo tipo e, invece, unendo le forze tutto
questo diventa possibile. Ed è una grande soddisfazione vedere come la loro
partecipazione sia umana prima ancora che dettata dalle ragioni del business.
So che ColorAid
prevede anche la partecipazione degli studenti nell’ambito dell’alternanza
scuola-lavoro…
V.B.
È vero, e devo dire che questa è una delle situazioni più coinvolgenti del
progetto. In sostanza, abbiamo pensato che la partecipazione degli studenti ai
lavori del cantiere avrebbe avuto una forte valenza formativa e creato un
canale diretto tra il mondo dello studio e quello professionale. Attraverso
ColorAid i ragazzi vivono un’esperienza reale di lavoro e si impegnano ad
aiutarsi reciprocamente, perseguendo al tempo stesso un fine etico e nobile
come quello di aiutare chi ha bisogno.
E poi ci
sono le Istituzioni che sostengono ColorAid…
V.B.
Le Istituzioni sono un elemento imprescindibile, crediamo nella collaborazione
virtuosa tra pubblico e privato, sono sempre le persone a fare la differenza.
Quest’anno il Comune di Milano ci ha segnalato la situazione del Centro Diurno
Disabili (CDD) di via Cherasco, che dopo quasi vent’anni dagli ultimi
interventi aveva davvero bisogno di essere riqualificato. L’indicazione è stata
corretta ma la collaborazione non si è fermata lì e il Comune ci ha fatto
sentire concretamente la sua vicinanza: durante i lavori è venuta a trovarci il
vicesindaco di Milano, Anna Scavuzzo, che si è intrattenuta a lungo con noi,
con i dirigenti del Centro Diurno, con i rappresentanti delle aziende sponsor,
con gli artigiani e gli studenti impegnati nei lavori e quando, a chiusura
delle attività, è stata organizzata una grande festa, al vicesindaco si è
aggiunto anche l’assessore alle Politiche Sociali di Milano, Pierfrancesco
Majorino.
Cosa ti
ha colpito in particolare della loro partecipazione a ColorAid?
V.B. Devo dire che le
loro parole in alcuni momenti sono state molto toccanti! Mi è piaciuto
l’apprezzamento che hanno espresso non solo nei nostri confronti, ma anche rispetto
al ruolo che le aziende svolgono per la realizzazione del progetto. Per noi è
fondamentale continuare a credere in questo tipo di collaborazione se si vuole
proseguire in un cammino che è complesso ma che certamente regala a tutti
grandi soddisfazioni. Insomma, la presenza delle Istituzioni e la loro
considerazione ci fanno comprendere che siamo sulla strada giusta e ci regalano
grande energia per proseguire insieme con sempre maggiore entusiasmo.
Qual è
l’obiettivo che ci si pone rispetto alla cittadinanza?
V.B.
ColorAid è un progetto che guarda al sociale, i miei collaboratori ed io
riteniamo che le complessità e le difficoltà di una parte della cittadinanza facciano
parte della responsabilità di tutta la comunità ed ecco che nel nostro ambito
cerchiamo di rispondere a questa urgenza, responsabilizzandoci e raccogliendo
la volontà partecipativa di molti.
Per
finire, possiamo dire che anche quest’anno ColorAid si è concluso con soddisfazione?
V.B.
Anche questa volta è stato uno splendido ColorAid, ogni anno che passa
cresciamo coinvolgendo e convogliando sempre più energie e talenti, tutti
insieme. Un grazie speciale a tutti coloro che hanno fatto la propria parte con
passione e serietà!