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SOUQ Festival, Ancora Una Volta l’Immigrazione Al Cinema
Di Filippo Nardozza.
Il racconto della società multietnica – dai giovani alla ricerca di una nuova identità al razzismo attuale (con l’attacco di Macerata contro migranti africani) – sono al centro dei 30 corti in concorso alla settima edizione del Festival sulla Sofferenza Urbana, di Casa della Carità.
Novità 2018 il premio speciale assegnato da una giuria di persone senza dimora. Tra i lungometraggi, l’anteprima milanese di “On Her Shoulders”, documentario sulla vita di Nadia Murad, sopravvissuta all’ISIS e Premio Nobel per la Pace. Violenza sulle donne e salute mentale – oltre all’immigrazione – i filoni tematici seguiti in questa categoria. Ecco i vincitori.
Due anni fa era stato tra i primi festival cinematografici a far conoscere al pubblico l’esperienza di Riace, oggi al centro delle polemiche politiche legate al tema dell’accoglienza dei migranti, grazie al film “Un paese di Calabria” di Shu Aiello e Catherine Catella. Nell’edizione 2017 aveva dato spazio al debutto alla regia dell’attrice Vanessa Redgrave, che nel documentario “Sea Sorrow”, girato tra Grecia, Francia, Gran Bretagna e Italia, si era messa sulle tracce della storia passata e presente dei rifugiati in Europa. Per l’edizione 2018, proietterà in anteprima milanese “On Her Shoulders”, documentario sulla vita di Nadia Murad, sopravvissuta all’ISIS, Premio Nobel per la Pace.
Si è chiuso il SOUQ Film Festival, concorso cinematografico promosso dalla Fondazione Casa della Carità attraverso il proprio Centro Studi sulla Sofferenza Urbana – SOUQ, che ha visto la sua 7ª edizione grazie alla collaborazione con il Piccolo Teatro di Milano, dove si è tenuto presso il Chiostro “Nina Vinchi” da venerdì a domenica scorsa in tre giornate di proiezioni gratuite.
30 i cortometraggi in concorso nelle categorie animazione, fiction e documentario a cui si sono affiancati i consueti lungometraggi fuori concorso, per approfondire alcune tematiche strettamente legate alle attività sociali della Casa della carità.
Ad essere premiati i corti “Yousef” di Mohamed Hossameldin (premio della Giuria), “Crossings” di Scott Barker (premio del Pubblico) e “This is Bate Bola” di Ben Holman & Neirin Jones. Quest’ultimo, in particolare, ha ricevuto la menzione speciale SOUQ Film Festival “per la forza estetica e la precisione del ritmo narrativo di un lavoro documentaristico che mostra una Rio De Janeiro sconosciuta ai più, entrando nelle pieghe della sua umanità“.
E’ tornato inoltre il riconoscimento della “Giuria Giovani” – rappresentata dagli studenti del corso di Comunicazione Interculturale dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, tenuto dalla professoressa Anna Sfardini: il loro premio è andato a “Leo” di Julian Alexander.
“Il tema più rappresentato è ancora una volta quello dell’immigrazione – commenta a Sonda.life Delia De Fazio, direttrice artistica del Festival – ma rispetto alle scorse edizioni lo sguardo dei registi ha cambiato leggermente prospettiva, spostandosi dal racconto della crisi dei migranti degli ultimi anni al narrare le famiglie e le società multietniche: dalla ricerca di identità dai parte dei giovani immigrati di seconda generazione fino al razzismo. E non mancano film legati ad avvenimenti di stretta attualità, dall’attacco di Macerata contro alcuni migranti africani, alla Brexit”.
“Per i lungometraggi abbiamo invece seguito tre filoni tematici: la violenza contro le donne, l’immigrazione e la salute mentale. Il primo di questi temi è stato esplorato grazie all’intenso e premiato ‘On Her Shoulders’, documentario che racconta la vita di Nadia Murad, una delle donne yazide rapite e violentate dai terroristi dell’ISIS. Riuscita a fuggire, è diventata ambasciatrice dell’ONU per sensibilizzare sul tema della tratta di esseri umani. Per il suo impegno, nel 2018 ha ricevuto il Premio Nobel per la Pace. È un film che abbiamo fortemente voluto per il SOUQ, dove è stato proiettato in anteprima milanese“, spiega ancora Delia De Fazio.
Novità importante del 2018 quella del coinvolgimento in giuria di una ventina di persone senza fissa dimora tra ospiti della Casa, persone che frequentano il servizio docce e volontari, per un premio speciale che è andato a “Bismillah” di Alessandro Grande. “Questi cortometraggi sono tutti belli e hanno un grande significato. Alcuni raccontano bene la diffidenza che c’è tra le persone cosiddette ‘normali’ e quelle persone che invece hanno difficoltà ad integrarsi e sono costrette a vivere di espedienti con il rischio, a volte, di comportarsi in modo disonesto e quasi mai per colpa loro ma della società che li ignora e non li aiuta. Succede anche nelle nostre città” si legge nella motivazione della speciale giuria.
“L’idea è nata perché, da qualche tempo, agli ospiti delle docce (che sono per lo più persone senza dimora) i volontari e gli operatori propongono delle attività ricreative che abbracciano poesia, arte, musica, cinema e teatro con lo scopo di ‘arredare l’attesa’. Tra queste attività c’è anche il cineforum che si svolge un paio di volte al mese. E, in occasione del SOUQ Film Festival, si è pensato di far vedere loro, facendoli votare, una selezione di cortometraggi durante uno dei pomeriggi solitamente dedicati al cineforum. C’è stata grande partecipazione e tutti sono rimasti molto colpiti dai film visti, li hanno molto apprezzati conferendo quasi tutti voti molto alti” conclude De Fazio.
L’immigrazione, come sempre, è un tema centrale del SOUQ Film Festival e quest’anno se ne è discusso nella serata di sabato, con la visione del film austriaco “Migrumpies”, una commedia politicamente scorretta sui cliché contemporanei.
E, nell’anno del 40° anniversario dell’approvazione della Legge 180, la cosiddetta Legge Basaglia, SOUQ Film Festival ha scelto di dedicare ampio spazio al tema della salute mentale, nella giornata di domenica. Come lungo fuori concorso è stato proiettato “Color Burst” (“Esplosione di colore”), un film sull’arte, sulla follia e sulla libertà, che nasce dagli ospiti e dagli operatori professionali dell’istituto “San Pedro” che a Porto Alegre accoglie persone con problemi di salute mentale e utilizza l’arte come strumento di riabilitazione.
L’arte, e il cinema in particolare, come mezzo di cura sono anche al centro del progetto “Proviamociassieme“, un intervento di sostegno all’abitare autonomo di cittadini con disagio psichico, realizzato nel quartiere Molise Calvairate dalla Casa della carità, in convenzione con il Dipartimento Salute Mentale e Neuroscienze dell’ASST Fatebenefratelli – Sacco di Milano. I cittadini/utenti del progetto hanno pensato, sceneggiato e recitato “Io e L’I.A.”, presentato sempre nella serata di domenica.
“L’appuntamento con il SOUQ Film Festival è fondamentale per noi, perché è una di quelle esperienze che ci consente di tenere fede al mandato del cardinal Martini, che immaginò Casa della carità non solo come luogo sì di accoglienza, ma anche di produzione culturale. Rileggere i fenomeni della sofferenza urbana attraverso lo sguardo dei registi, ci aiuta a dire che certi fenomeni, come l’immigrazione, la povertà o la sofferenza psichica, non sono emergenze da contenere, ma possono rappresentare risorse e nuova energia per le città”, afferma don Virginio Colmegna, presidente della Casa della carità.
Dal 2012 il SOUQ Film Festival ha l’obiettivo di raccogliere quelle opere cinematografiche, che spesso non trovano spazio altrove, che raccontano le contraddizioni e i problemi che accomunano le grandi città del mondo e i modi per affrontarli, promuovendo diritti e cittadinanza.
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