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18 Articoli Per Incantare Il Serpente
18 articoli, dal soccorso in mare alla gestione dell’ordine pubblico durante le manifestazioni. Pieni poteri conferiti al ministro dell’interno: l’articolo 1 gli assicura la possibilità di “…limitare o vietare l’ingresso, il transito e la sosta, di navi nel mare territoriale per ragioni di ordine e sicurezza”, presuppone la violazione delle normative sull’immigrazione configurando il reato di “favoreggiamento dell’immigrazione clandestina”. E poi, negli articoli successivi, la definizione di pene e sanzioni: fino al milione di euro per il comandante della nave “in caso di violazione del divieto d’ingresso, transito o sosta in acque territoriali italiane”, al sequestro della nave e all’arresto per il comandante. Se il sequestro della nave viene confermato, l’imbarcazione diventa proprietà dello stato che potrà farne l’uso che ritiene opportuno: usarla, venderla o distruggerla dopo due anni dalla confisca. Dall’articolo 6 in avanti il decreto sposta l’attenzione sulla gestione dell’ordine pubblico con l’inasprimento delle pene relativamente a una serie di reati: “Violenza o minaccia a un pubblico ufficiale”, “Resistenza a un pubblico ufficiale”, “Violenza o minaccia ad un corpo politico, amministrativo o giudiziario o ai suoi singoli componenti”, “devastazione e saccheggio”, “Interruzione di ufficio o servizio pubblico o di pubblica necessità, oltraggio a pubblico ufficiale”. Il 23 luglio il Governo ha posto e ottenuto la fiducia alla Camera e ora si attende il passaggio al Senato, infine sarà convertito in legge entro il 13 agosto.

18 articoli, scritti per inventare quel reato di soccorso in mare sognato da anni da Matteo Salvini e dalla sua curva e per modificare una parte del Codice Penale, quella relativa a tutto quello che succede nelle piazze. La chiamano sicurezza: senza pudore e senza vergogna. Diventa difficile capire gli indici che il preambolo del decreto individua come giustificativi di tale inasprimento, in pratica ogni manifestazione di piazza potrà giustificare qualunque intervento repressivo. Si chiama Stato di Polizia, ma pare che la cosa non spaventi i benpensanti di un paese che sembra abituarsi ai muri e compiacersi delle zone rosse da non superare.
18 articoli, scritti per certificare il DNA sprezzante del Governo del cambiamento e mettere nero su bianco quella sintonia di vedute fra Matteo Salvini e i suoi alleati a 5 stelle, che solo in apparenza a volte sembra in discussione. Al momento del voto 17 deputati del Movimento 5 stelle non erano presenti in aula come risulta dai tabulati della seduta, e anche il presidente della Camera, Roberto Fico, prima del voto si è allontanato ma l’astensione è un atteggiamento pilatesco della politica, complice silente e passivo. È la storia recente di questo Paese che trasuda di compromessi politici: dal reddito di cittadinanza alla quota 100 alla TAV, dai porti chiusi al reato di soccorso in mare e alle modifiche del codice penale e tutto questo mette un bavaglio di paura alla piazza, ai movimenti, al dissenso e ai ribelli. In mezzo a questi provvedimenti c’è lo schiaffo al modello Riace e al sindaco Mimmo Lucano nel silenzio complice e connivente di Governo e Istituzioni, il voto in parlamento per garantire l’immunità parlamentare a Matteo Salvini e per difendere quella fetta di potere che fa sentire forti, invincibili. E allora perché cercare un’etica e un soffio di umanità e di coscienza politica, quando l’odore del potere regala tutto questo delirio da onnipotenza ? E poi, diciamolo, quanto vale la vita di migranti e poveri cristi che attraversano il mare per il più antico dei diritti dopo mesi o anni nelle prigioni della Libia al tavolo del potere ? Nulla, non vale nulla. Perché questo è il punto di arrivo di un percorso costruito ad arte, un muro costruito un giorno alla volta, un mattone sopra l’altro: un mattone di cattiveria e uno d’ignoranza, un mattone di calcolo politico e uno di calcolo economico. Si fanno affari, si fanno soldi e si cementano legami di omertà e di ricatto politico. Si parla di sicurezza, si additano i colpevoli dei nostri problemi e delle nostre difficoltà per nascondere i giochi d’intrallazzi e di malaffare. Non si parla più dei milioni che la Lega ha fatto sparire, l’“affaire” Russia non si discute in Parlamento o almeno non se ne parlerà finche il gran capo non riterrà di farlo. Non si parla delle mafie e del fascismo che rialza la testa. No, la parola d’ordine è “sicurezza”. E la sicurezza è minacciata dai migranti, dai poveri, dai ribelli al sistema… dagli ultimi. È sempre facile mostrare i muscoli contro gli ultimi, perché gli ultimi non hanno muscoli da mostrare, hanno solo la loro dignità e la loro capacità di resistere sempre a tutto. Danzano sulla vita e con la vita, e la danza alla lunga riuscirà a vincere sulla forza.
18 articoli, scritti dall’incantatore di serpenti e il serpente si lascia incantare, mansueto e senza mordere, felice di ascoltare la musica di quel flauto che non ha nulla di magico ma che sputa solamente veleno e menzogne. È un flauto che promette sicurezza, casa e lavoro, e quella riduzione delle tasse che rimane sempre la parola magica capace di ammansire qualunque contrarietà. E il serpente questo vuole sentire, promesse che lo fanno sentire sicuro e tutelato, al riparo dalla tempesta e dalla paura.
18 articoli, scritti per un Paese che ha perso la dignità e si crogiola nella sua stupida paura, nutrendosi di questa e alimentandola. Succede che a Roma un carabiniere viene ucciso come un animale e subito, chissà perché, sui media si diffonde la notizia che gli assassini siano nordafricani. Compare un titolo de “Il Messaggero” e subito ripreso dal ministro dell’Interno Matteo Salvini, che sulla sua pagina Facebook auspica “lavori forzati” per gli autori del delitto. La pagina Facebook “Puntato”, l’App degli Operatori di Polizia, si spinge oltre e annuncia la cattura di quattro nordafricani, “tre cittadini di origini marocchine e uno di origini algerine”, con le foto segnaletiche. Sono notizie false, ma restano online il tempo necessario a scatenare il web con i commenti più ignobili. https://www.ilpost.it/2019/07/27/nordafricani-carabiniere-roma/ Dovranno passare alcune ore perché la verità emerga: ad uccidere il carabiniere sono stati due studenti americani… e di colpo cala il silenzio assordante del Ministro Matteo Salvini e di Giorgia Meloni.
18 articoli, scritti per normalizzare tutto sotto il tallone dell’uomo forte che non deve chiedere nulla a nessuno. E così succede che la Giunta Comunale di Milano approva la modifica del regolamento urbano di polizia e aumenta le zone soggette al Daspo urbano, l’ordine di allontanamento, estendendo la mappa antidegrado a quasi tutta la città. Come se aleggiasse il timore di perdere il consenso dei salotti buoni, che contano da sempre sotto l’ombra della Madonnina. È importante ricordare come il Daspo urbano sia figlio del decreto Minniti, nel 2017, inizialmente introdotto attorno alle stazioni e a tutte le fermate dei mezzi pubblici. Ai Sindaci era lasciata la possibilità di estendere le zone. Degrado, decoro urbano … alzare un muro per difendere la città da chi ? Da chi rovina l’immagine della città, perché una città moderna ed efficiente deve nascondere la povertà e l’emarginazione sotto il tappeto, come si fa con la polvere. C’è, ma nessuno deve vederla e nessuno deve sentirne l’odore. È un odore che disturba, è l’odore di chi non ce la fa a mettere insieme l’alba con la notte, il pranzo con la cena. Il Daspo è allontanamento, ed è un pessimo segnale sul piano simbolico perché è lo stesso piano simbolico della destra fascista e razzista, è demagogia allo stato puro offerta nelle mani di chi rifiuta di affrontare il problema alla radice. È triste ammetterlo per me che amo la mia città, ma il “Daspo” piace a una maggioranza di cittadini milanesi, e questa constatazione è una ferita in più per tutti coloro che non conoscono muri e frontiere.
18 articoli, scritti per incattivire la gente più di quanto non lo sia già diventata. Tutti contro tutti: gli ultimi conto i penultimi. È un gioco sporco, alimentato da anni facendo leva sugli istinti peggiori dell’animale umano. Ma l’animale umano ha mille risorse, è capace di lottare e di rialzare la testa anche quando sembra smarrito, lotta per il suo branco e lo protegge, e se il più fragile rimane indietro si prende cura di lui. C’è una lezione di coraggio e di umana determinazione che ci viene offerta dai migranti che sbarcano sulle nostre coste: sanno da cosa scappano e cosa li aspetta, non ci sono fiori al loro arrivo ma tanta ostilità. Loro non si arrendono, perché la vita è un diritto che nessun ministro e nessun decreto può cancellare. Possiamo imparare qualcosa da loro, possiamo e dobbiamo essere capaci di rialzare la testa. Perché i muri si abbattono sempre, ci vorrà tempo e fatica, si pagherà un prezzo, si dovrà lottare e si affrontare ferite e amarezze. Ma chi non lotta ha già perso, in un silenzio che puzza di paura e vigliaccheria.
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