A.R. Chewett (1877-1965), Giovane uomo che legge (inizio XX sec.)
A COME AMORE
Simona Vinci, In tutti i sensi come l’amore (Einaudi)
Tommaso Pincio, Un amore dell’altro mondo (Einaudi)
In tutti i sensi come l’amore della milanese Simona
Vinci, classe 1970, è una raccolta di racconti che risale al 1999, ormai più di
vent’anni fa.
Nel frattempo la Vinci ha scritto molto altro, ma forse in
nuce, un nucleo aspro e ruvido, doloroso e feroce, torbido e duro, tenero e
amaro, questo libro già dice molto.
Tredici pezzi preceduti in epigrafe da altrettante poesie di
vari e diversi autori: Derek Walcott, Alda Mercini, Anne Sexton, Giovanni
Giudici, Emily Dickinson, Sylvia Plath, Kato Shuson, Paul Eluard, Attilio
Bertolucci ed Elsa Morante.
Lo stesso titolo In tutti i sensi come l’amore è un
verso della allora settantenne poetessa giapponese Kazue Shinkawa.
Dire l’amore in tutte le sue sfaccettature, violente,
romantiche, oniriche, proibite, umane ed animali, selvagge e cerebrali, dolci e
passionali. Per citare l’autrice: “Ho cercato di sentire le ossessioni che
ci accompagnano nel tempo che viviamo e al fondo di tutte, o quasi, ho trovato
il corpo.”
Sul finire del millennio, l’amore, il corpo e le parole: “Le
ho scritto una lettera. Mi è sempre piaciuto scrivere lettere. Le parole sono
un corteggiamento violento. Entrano dentro la carne di chi le legge. Le parole
scritte fanno paura. Ho sempre pensato che quando si scrive venga fuori il
ritmo dell’anima; quando si parla si mente, quando si scrive no. Non è
possibile. È come tirare fuori da sé qualcosa di vitale e spaventoso, come un
organo spiaccicato sulla carta. Incartare un fegato e spedirlo, questo è
scrivere lettere.”
E prima di arrivare a dire, come in un respiro tirato, che: “Sotto
l’aereo, il colore della terra è di un verde bellissimo.”
Con quelle scarpette rosse che da Andersen, passando per la Dorothy
de Il mago di Oz, almeno nel film, ai giorni nostri sono diventate
simbolo della violenza sulle donne grazie all’artista messicana, classe 1959,
Elina Chauvet.
Prima, bisogna attraversare la notte e, come scrive Simona
Vinci: “Non è mai la stessa notte, e io cammino sempre sotto un cielo
diverso, sotto un diverso punto di blu.” [FINE]
Curiosamente, o forse no, Un amore dell’altro mondo
dello scrittore romano Tommaso Pincio, classe 1963, dopo la dedica nientemeno
che a Kurt Cobain, presenta una citazione proprio dal romanzo di L. Frank Baum,
Il meraviglioso mondo del Mago di Oz.
Che risuona come una sveglia o un richiamo per non
addormentarsi in un sonno inibitore cadendo perduti per sempre.
Appena superata la fatidica soglia del millennio, il libro di
Pincio è del 2002, la domanda continua ad essere sempre la stessa: “E
l’amore? (…) Partivano da lontano certe domande.”
A chiederselo è Homer B. Alienson, personaggio che dà
corpo e voce all’amico immaginario di Kurt Cobain e attraverso cui, di
riflesso, viene raccontata la storia del leader dei Nirvana scomparso, l’anno
scorso, ormai 25 anni fa. Diremmo da dietro le quinte, se non fosse che il
cantante metteva tutto in scena e poche cose forse rimangono oscure.
Con la sua morte si segna la fine di un mondo e di un’epoca,
di un momento e di un modo di stare al mondo. O piuttosto, l’inizio di
qualcosa d’altro: “Kurt e il suo sistema, cosí come erano venuti, si persero
nelle pieghe di un passato incerto, il passato delle cose che non si sa se sono
accadute veramente. Homer si ritrovò a essere quello che era. (…) Lui
era tornato quello di sempre. Era di nuovo Homer e basta. Niente piú Boda.”
E l’amore: “Da dove avrebbe dovuto cominciare? Disse a se
stesso che avrebbe dovuto saperne di piú, ma aveva appena cominciato a
informarsi, quando gli capitò di leggere che l’amore è sgusciante e che diventa
addirittura intrattabile se si ha l’impudenza di chiedergli, Chi sei? Da dove
vieni? Quando verrai?”
Utilizziamo i cookie per essere sicuri che tu possa avere la migliore esperienza sul nostro sito. Se continui ad utilizzare questo sito noi assumiamo che tu ne sia felice.Ok