Di Alfredo Luis Somoza.
Le recenti elezioni legislative in Perù hanno
confermato un dato che ormai è una costante in tutto il continente americano:
lo sbarco in politica delle religioni carismatiche e delle sette religiose. Nel
caso peruviano, la seconda forza uscita dalle urne, il Frepap, nasce dalla
Missione Israelita del Nuovo Patto Universale, la chiesa millenarista e
messianica fondata da Ezequiel Ataucusi Gamonal nel 1968. Nella vicina Bolivia,
uno dei candidati che si contenderanno la presidenza il prossimo maggio è il
predicatore evangelico Chi Hyun Chung, nato in Corea del Sud e trasferitosi da
bambino insieme alla famiglia nel Paese sudamericano. Nel 2018 in Costa Rica
arrivò al ballottaggio per la presidenza della Repubblica il cantante cristiano
Fabricio Alvarado, sostenuto dal partito evangelico Restaurazione Nazionale,
mentre in Colombia si registrava il flop di Todos Somos Colombia, il partito di
Jorge Trujillo, fondatore della chiesa Casa del Regno. Ma in realtà queste
chiese hanno già espresso presidenti: come l’ex dittatore e genocida José
Efraín Ríos Montt, che fu poi democraticamente eletto presidente del Parlamento
del Guatemala grazie alla sua conversione al pentecostalismo; oppure il più
famoso di tutti, Jair Bolsonaro, presidente del Brasile e frequentatore della
chiesa battista.
Tutte queste esperienze politico-religiose hanno molto
in comune. Innanzitutto l’essere fortemente conservatrici e il considerare i
diritti ottenuti dal mondo LGBT e la legalizzazione dell’aborto volontario come
una dimostrazione del fatto che si è imboccata la strada che porta a Sodoma e
Gomorra. Proprio questa avversione per i diritti civili diventa il principale
punto di contatto con il mondo conservatore tradizionale, che da sempre
dichiara di battersi per difendere i valori appunto “della tradizione”, che in
America Latina equivale a difendere i diritti dei bianchi, maschi e benestanti.
Ma lo stesso avviene anche negli Stati Uniti, dove i neocon, provenienti
soprattutto dalle piccole chiese rurali, sostengono da anni i candidati
repubblicani più restii a riconoscere i diritti civili.
Per questi nuovi protagonisti della politica
americana, la discesa in campo è paradossalmente “apolitica”: dichiarano di
volere solo vegliare sui principi morali. Ufficialmente, rivendicano dunque una
funzione da controllori piuttosto che da forza candidata a governare. Usano le
forme di rappresentanza offerte dalla democrazia ma non ne condividono il
principio di fondo, e cioè il diritto all’esistenza di visioni diverse del
mondo, e anche della famiglia. Sfruttano come ariete la democrazia, insomma, ma
vorrebbero ridurla a specchio delle loro convinzioni. Finora queste chiese
erano state dietro le quinte, limitandosi a portare acqua ai politici loro più
vicini, ma da alcuni anni cominciano a esprimere propri candidati. Hanno così
giocato un ruolo fondamentale nell’avvicinare una base popolare ai partiti
conservatori: un elettorato che non si sentiva rappresentato dalla politica
tradizionale e che ora partecipa alla politica con lo spirito del crociato che
combatte il male.
Tutto ciò accade perché i poveri e i poverissimi hanno trovato in queste chiese ascolto e soprattutto una rete di protezione, laddove lo Stato non esiste. Chiese come cooperative, alle quali si versa la decima dello stipendio, ma dalle quali si riceve un aiuto quando c’è bisogno. È questa la conseguenza, l’onda lunga della politica vaticana che allontanò i sacerdoti che aderivano alla Teologia della Liberazione, spalancando così le porte ad altre religioni. Il punto è che non siamo di fronte a una disputa teologica: l’ingresso in politica di chiese organizzate in partito rinforza quei settori conservatori, finora minoritari, che finalmente possono candidarsi a vincere in democrazia. Democrazia che loro stessi mettono in pericolo una volta insediati. Non solo l’elenco dei Paesi democratici si è ristretto negli ultimi anni, ma all’interno di essi ci sono forze sempre più rilevanti che mirano a trasformare la democrazia in teocrazia. E non parliamo di Medio Oriente, ma di America.
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