Di Filippo
Nardozza.
Abbiamo assistito alla proiezione milanese,
alla presenza del regista, del film Storie del dormiveglia, opera che nasce dalla fusione di due
visioni della stessa persona: quella dell’operatore notturno in un dormitorio
per persone senza fissa dimora e quella del regista, illustratore, disegnatore,
video-artista Luca Magi. Il risultato è un documentario poetico, fatto di
ritratti (visivi e narrativi) di persone in attesa, “ai margini” ma non prive
di desideri di riscatto, di rimpianti, di incubi e di sogni. Sogni nel “dormiveglia” di un posto che li
accoglie, ma non è una vera casa.
L’ambientazione
interna è quasi da “base lunare”, neutra, non riconoscibile da segni
particolari, non caratterizzata. Perché in primo piano ci sono loro, i volti,
le storie, i sentimenti – espressi tra lunghe pause di silenzio carico e tra un
tiro di sigaretta e l’altro – di persone senza dimora, per
i motivi più diversi. Siamo in un centro di accoglienza nell’estrema periferia
di Bologna, ma potremmo essere in qualsiasi altra grande città.
Parliamo di Storie
del dormiveglia (qui il trailer), recente film
dell’urbinate Luca Magi ospite per qualche giorno al cinema Beltrade di
via Oxilia,Menzione Speciale al 49°Visions du Réel International Film Festival e Best Film Award al
Biografilm 2018 – International Celebration of
Lives
(tra le altre menzioni in festival italiani e stranieri).
Un documentario
narrativamente poetico, frutto di un precorso durato 4 anni, ambientato al Rostom,
struttura di accoglienza notturna per senzatetto di una grande città,
che porta il nome di un ospite storico del dormitorio, Rostom Mollah, di
origine bengalese, morto in strada nell’inverno del 2013.
Dal buio, emergono i volti e le parole di chi resta nel dormitorio per una sola
notte o di chi ne ha fatto la propria casa. Uomini e donne con un passato
difficile, esiliati in un presente di perpetua attesa. Una galassia
perduta a debita distanza dal passato e dal futuro.
Voce narrante e il
filo conduttore tra le storie è David, un inglese che da sette anni vaga per il
mondo ed è approdato al Rostom esausto e desideroso di rimettersi in piedi e
raccontarsi. Con un registratore a cassette tiene un diario vocale in cui
registra le proprie impressioni della giornata, le riflessioni sulla vita, sui
propri sogni e sugli incontri con gli altri ospiti del dormitorio.
“La prima volta che
sono entrato in questo dormitorio era buio e c’erano persone che non avevo mai
incontrato. Ognuno di loro sta cercando qualcosa nella vita: alcuni sono persi,
alcuni hanno perso così tanto di loro stessi che hanno smesso di cercare….ma,
forse, fuori c’è qualcosa” – afferma la voce delicata di David.
Oltre
ai volti, ai sentimenti, alle storie, alla suggestione intensa dei piani e dei
campi di Luca Magi e della colonna sonora di Simonluca Laitempergher che
li sottolinea, colpisce anche la storia dell’autore: “Da anni alterno la
mia attività di
regista a quella di operatore sociale e per cinque anni ho
lavorato al Rostom di Bologna. Ho avuto modo di conoscere e condividere aspetti
intimi della vita di centinaia di persone ospitate nel centro. L’impatto con questa realtà è
stato violento: i suoi ospiti sono perlopiù persone emarginate, disadattate e
sole. Sono sempre rimasto molto colpito da come dietro questa fragilità di uomini e donne, dietro la loro
solitudine, si nascondesse una grandezza: un senso di rivolta, qualcosa di
inutile e spesso distruttivo, ma al contempo capace, se visto da vicino come
nel mio caso, di trasmettere l’essenza delle cose, di
attraversare gli altri con qualcosa di pulsante, vitale e capace di
emozionare.”
Da operatore ha
dunque vissuto il centro, le sue ricorrenze, le persone (non tutte certo) che piano
piano si aprivano con le loro confessioni: “All’interno di un dormitorio si
ricreano dinamiche un po’ familiari con delle persone che hanno sicuramente
delle lacune affettive. Persone che – ci racconta ancora Magi – sono molto
più vicine di quello che si immagina, e al tempo stesso lontane dalla visione
anche un po’ “romantica” del tradizionale clochard. “Andiamo in autobus e non
ci accorgiamo di quanti intorno a noi non hanno una casa”, e in
qualche modo si confondo tra gli altri, pur restando in realtà “diversi”.
Nell’intenso e
malinconico campo lungo finale, si percepisce in sala una silente carica di
attenzione, l’assenza – quasi – di ogni respiro; il pubblico sembra
rispettosamente assorto, il fiato sospeso. Proprio come quello di chi attende
una nuova possibilità dalla vita.
Storie
del dormiveglia di Luca Magi, scritto con Michele Manzolini, fotografia
di Luca Magi e Andrea Vaccari, montaggio di Jaime Palomo Cousido, è una
produzione Kiné in associazione con Piazza Grande, in
collaborazione con Vezfilm e Antoniano onlus, realizzata con il
supporto di Regione Emilia-Romagna – Film Commission e il contributo del
MiBACT. Come molti film di estremo interesse culturale, sociale e umano,
non è distribuito nei circuiti commerciali e mainstream. Per restare aggiornati
sulle proiezioni in programma c’è il sito http://www.storiedeldormiveglia.it